BAD IS STRONGER THAN GOOD
Da un esperimento condotto su alcune recensioni di libri, una ricercatrice ha riscontrato che, normalmente, i giudizi negativi vengono percepiti più sgradevoli, ma più intelligenti di quelli espressi in forme più educate.
Facciamo un esempio. Immaginate di ricevere 1 complimento da Marco e 1 critica da Luca. Considerate che Marco e Luca sono pari grado sia sul piano gerarchico, sia a livello di credibilità. Secondo voi, quale feedback vi influenzerà di più? Il complimento di Marco o la critica di Luca? Molto probabilmente la critica di Luca!
In effetti, è stato dimostrato che le persone tendono a prestare più attenzione agli eventi negativi che a quelli positivi. Alla base di questo atteggiamento ci sono delle ottime ragioni: raramente ignorare un feedback positivo rischia di condurci a conseguenze catastrofiche, mentre ignorare un feedback negativo può rivelarsi letale! Ne consegue che gli individui (in generale) e i leader (in particolare), essendo costantemente confrontati con problemi, minacce e ostacoli, hanno la tendenza a focalizzarsi sugli aspetti negativi, anziché sui fattori positivi. Questo significa che, per diventare positivi, bisogna esercitarsi! Come?
Una possibilità è quella di introdurre nella propria realtà aziendale la regola d’oro del “3 per 1”, adottata con piena soddisfazione dal CEO di una nota multinazionale americana: “Noi cerchiamo di criticare il meno possibile. Abbiamo una norma. Se entri in questa ditta e trovi qualcuno che non ti piace e che secondo te non fa il suo lavoro come dovrebbe, non dire niente. Scrivilo su un foglio di carta. Una volta che scopri tre buone cose sul collega in questione, allora hai il diritto di esprimere la tua critica”.
Una cultura del feedback che affonda le sue radici nel passato, ma che ha tutte le carte in regola per garantire risultati positivi presenti e futuri. Tutto questo nel rispetto del prossimo, nonché di una comunicazione assertiva ed efficace.
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